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TESTO INTRODUTTIVO ALLA MOSTRA

Quello che (non) c’è 

Acquaforte a freddo, foto dipinte, terracotta, video di Margareta LangerDaniela Chinellato

Margareta Langer si è recata sulle tracce della sua famiglia, proveniente dal nord della Boemia e dal sud della Moravia e da Praga. I suoi bis­nonni nel 1905 si sono trasferiti a Kufstein.

“Le storie e gli aneddoti della sua famiglia trovano origine anche nel 19esimo secolo. Sono parte del tesoro dei racconti della mia infanzia. Un ruolo integrante lo assumeva quella zia Agnes, che in realtà era mia prozia, che da sola e indipendente fungeva da centro e punto di riferi­mento per tutta la famiglia. Intratteneva contatti anche tramite lettere addirittura oltre la cortina di ferro.

Per me lei rappresentava una finestra vivente verso un secolo affondato con tutte le sue confusioni e i suoi cambiamenti e soprattutto un eroe. Non solo era abile a raccontare le storie di famiglia in modo eccellente, era lei stessa spesso la protagonista di numerosi aneddoti.

Nel mio lavoro, una serie di 18 acquaforte a freddo, scompongo la testa oppure il viso di mia zia (da una foto) per poi poterlo ricomporre in diverse variazioni. Simile come con una tomografia computerizzata la faccia è stata scomposta su 18 lastre (di plexiglas), come squadernarlo.

Vengono sovrapposti e stampate a colori fino a 5 lastre. Permettono così una visione della faccia che rispecchia sfaccettature più diverse svilup­pando una propria vita.

Cerco così di avvicinarmi a questa personalità, ricostruendola per me. La decostruzione e la nuova ricostruzione dovranno agevolare il rivivere la personalità di questa donna, morta 30 anni fa.”

 

Margareta Langer

 

“Ritoccare la realtà della memoria, è una operazione che il nostro cer­vello fa sempre, cancellando, aggiungendo, tagliando o abbellendo e di fatto, modificando i nostri ricordi.

Questo è quello che cerco di fare coscientemente nei nuovi lavori creati per la mostra.

Usando foto ambientate nella mia casa d’infanzia scattate qualche anno fa, dopo la morte dei miei genitori, le modifico attraverso una specie di ... fotoshop manuale, adattandole alla mia percezione attuale con un misto di affetto e ironia.

Una operazione che trasforma comunque, per me, le assenze in nuove presenze emotivamente forti e confortanti.

Come sempre il mio lavoro è una riflessione, senza troppa tristezza, sulla fragilità e sulla morte.“

 

Daniela Chinellato

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