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TESTO INTRODUTTIVO ALLA MOSTRA

 

GEFANGEN

carta d'arte e sculture di Manuela Fritz e Elisabeth Oberrauch

Chi saranno mai state le persone che furono imprigionate nel carcere di Caldaro? Durante la ricerca alle risposte a questa domanda, Elisabeth Oberrauch si imbatte nel lavoro di Andreas Fischnaller e nelle schede segnaletiche che ritraggono i membri della banda Stradafisel nell’archivio storico di Caldaro. Si tratta di un gruppo di furfanti che imperversarono intorno all’anno 1822 in Tirolo e oltre i confini. Affascinata dalle descrizioni di questi personaggi e della loro vita, Elisabeth Oberrauch crea le sue installazioni nel carcere di Caldaro. Si trovano delle impronta del piede che sono simbolo di tracce e creazione in un luogo molto ristretto. In un’altra stanza invece si possono vedere i taccuini di trenta membri della banda Stradafisel. Tutte le opere consistono in carta fabbricata a mano, vecchie cartoline e fotografie.

 

In confronto all’elaborazione di Elisabeth Oberrauchs, Manuela Fritz si interessa nelle sue opere di frammenti futuristici del concetto di società. Guardando le scocche si è consapevoli della propria

percezione che si riflette in processi di trasformazione con il loro fascino, ma che allo stesso momento trasmettono un senso inquietante. Sono dei collegamenti trasversali con leggende come quella di “Golem“ fino alle visioni per il futuro di Adolf Huxley, che si basano sul mito della creazione di vita artificiale. Parlando con Manuela Fritz e vedendo le sue opere si sa, che dà forma alle sue idee, creando delle sculture. Quasi sempre queste opere vengono create senza modelli, le forme nascono durante il processo di lavoro. Sono immagini del proprio pensiero che prendono forma in pietra, trasmettendo la gioia e il piacere, visioni, ma anche le paure che si hanno.

 

Non appena ci si confronta con le opere delle due artiste, si inizia un viaggio nel tempo con una fine incerta.

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